NOCI MOTOR CLASSIC

 

Stavolta nessuna auto e nessuna prova su strada, solo due chiacchiere con il proprietario di una delle migliori officine che conosca

Quando incontrate persone interessanti come Pietro Noci, o quando vedete delle attività realizzate in maniera così professionale avete immediatamente un problema: non sapete bene da dove iniziare a raccontare la storia, figuriamoci riassumere tutto cercando di non sminuire il lavoro che viene svolto qui dentro. Prendiamo ad esempio l’ordine che regna nelle sale di lavoro: un motore – senza parlare di un veicolo intero – è composto da centinaia di parti fra monoblocco, testata, bielle, pistoni, fasce, spinotti, valvole, bronzine, prigionieri, dadi, molle, alberi a camme e via dicendo, e quando ognuno di questi componenti è smontato è praticamente un inferno tenere tutto ben disposto, pulito, catalogato e suddiviso con cura. Per alcuni questo può sembrare un dettaglio di poco conto ma se moltiplicate centinaia di pezzi per decine di auto otterrete qualcosa di simile ad una gigante fabbrica di puzzle da tenere costantemente riordinata. E’ questo il primo dettaglio a colpirmi della Noci Motor Classic visto che ogni parte, ogni bullone e ogni strumento ha il suo posto e la propria etichetta, i pavimenti sono lucidi e al termine di ogni operazione l’area di lavoro viene risistemata e lavata. L’altro particolare che colpisce è che quegli ambienti lindi e luminosissimi ospitano una collezione impressionante di classiche: Porsche 906, Alpine A110, Aston Martin DB2 Cabriolet, Ferrari Testarossa, E-Type S1, Lancia 037 Stradale e moltissime altre affascinanti auto d’epoca, fino ad una rarissima Alfa Romeo 6C 2500 SS Spider Colli ed una Jaguar Biondetti Special; in pratica la prima ora la passo solamente ad esplorare tutte le sale della Noci MC pensando a dove piazzare il sacco a pelo per la notte.

La disposizione degli ambienti è molto logica, con un grande salone dedicato al rimessaggio delle auto per i clienti e per le vetture pronte da consegnare (in modo che non rischino di prendere polvere in officina) mentre di fronte si trova una piccola sala dedicata esclusivamente allo smontaggio, così che tutto lo sporco e i residui che possono derivare dallo smontare un’auto ferma da decenni o completamente da restaurare vengano concentrati in un unico punto (ma onestamente persino questo ambiente risulta sorprendentemente ordinato). Da qui motore e cambio vengono disposti su delle scaffalature e spediti in sala motori – più pulita di una cucina in pronta consegna – per essere revisionati o completamente ricostruiti e il rimanente finisce nella sala accanto, l’officina vera e propria, dove ci si occupa di freni, sospensioni, parti elettriche e del rimontaggio dei propulsori una volta terminati. Ogni porta che apro e ogni nuova stanza sono un piacere per gli occhi e fonte di aneddoti, ma ancora più interessante è ascoltare Pietro raccontare la sua storia.

 

– Come è nata la Noci Motor Classic e da dove è derivata la tua passione per le auto d’epoca?

“In realtà da giovane non sapevo ancora di avere una passione per le auto classiche. Terminata la scuola professionale verso metà del 1995 infatti iniziai a lavorare da un meccanico qui in paese ma dopo poco risposi ad un’inserzione sul giornale per meccanici di auto storiche, finendo a lavorare per la Cabrini Factory di Casalbuttano dove mi appassionai moltissimo al genere di vetture. Dopo circa due anni e mezzo un socio della Cabrini se ne andò chiedendomi di seguirlo, così insieme fondammo la ‘Autoretrò Company’ che durò undici o dodici anni finché il mio collega non andò in pensione. A quel punto mi ritirai e con l’esperienza acquisita nel restauro e nelle manifestazioni storiche fondai l’attuale ‘Noci Motor Classic’: inizialmente eravamo io e un dipendente in poco più di 180 mq, ma in pochi anni siamo diventati sette e con gli spazi che vedi (centinaia e centinaia di metri quadri, n.d.r.)”.

– Ho visto molte storiche italiane, trattate prevalentemente brand nazionali o anche stranieri?

“Molti nostri clienti possiedono auto italiane come Ferrari, Lancia o Alfa Romeo, ma non facciamo esclusivamente quelle. Spaziamo dalle anteguerra italiane e straniere fino al dopoguerra con gli anni ’50 e ’60, per arrivare al massimo ai primissimi anni ’80 dove poi la tecnologia inizia a essere più presente e sono necessarie lavorazioni del tutto diverse dalle nostre”.

– Qual è l’ampiezza dei vostri restauri? Vi occupate di ogni aspetto dell’auto?

“Per quanto riguarda la meccanica i nostri restauri vanno dalla A alla Z, le uniche parti che non trattiamo qua in sede sono la verniciatura, quindi la carrozzeria, e gli interni. Tolti questi due aspetti facciamo tutto: motore, cambio, differenziale, impianto elettrico, freni, assetto… fino a lavori che coinvolgono direttamente il telaio come ad esempio la 037 Stradale che vedi in officina alla quale abbiamo rifatto completamente l’avantreno”.

– Sono rimasto stupito dall’ordine e dalla pulizia sia dell’officina che della sala motori, è sempre stata una tua prerogativa?

“Ho sempre pensato fosse molto più pratico e comodo lavorare in un ambiente curato anziché nel caos, quindi da un lato mantenere un’officina pulita e con componenti meccaniche e strumenti ben disposti diventa un grande aiuto per noi, ma dall’altro lato facciamo ciò come impegno verso i nostri clienti. Visto che si lavora con una clientela di un certo tipo è doveroso dimostrare qualità non solo una volta terminato il lavoro, ma anche man mano che si procede con il restauro; se si iniziassero a vedere pezzi di motore in terra, auto sporche o strumenti non riordinati non riusciremmo a trasmettere l’immagine che vogliamo”.

– Avete un grandissimo impegno nelle manifestazioni storiche e nelle competizioni, quanti eventi seguite e quanta dedizione richiedono?

“Abbiamo già molti clienti storici, ma per farsi davvero conoscere in questo mondo è necessario andare sui campi di gara, pertanto cerchiamo di seguire il maggior numero di manifestazioni possibili. Qui in Italia ci conoscono piuttosto bene, ma per farci un nome anche all’estero dobbiamo costantemente impegnarci in eventi e gare, volendo ne avremmo una o più a settimana! Il ‘rovescio’ della medaglia è che seguire il cliente in gara è molto più impegnativo di un collezionista visto che bisogna avere l’auto pronta anche ogni domenica, rischiando così di lasciare indietro o trascurare clienti affezionati e storici, tuttavia cerchiamo di bilanciare al meglio i due aspetti. Già questo mese abbiamo la neonata ‘Piccola Atene’ a Sabbioneta, la Winter Marathon e poi il Rallye MonteCarlo Historique che da solo ci impegna un’intera settimana. Per farti un esempio quest’anno durante la Mille Miglia seguivamo ben trenta macchine con sei squadre e sei furgoni, uno dei quali dedicato solo al trasporto bagagli dei clienti per offrire un servizio completo, in più abbiamo un fotografo che viaggia a turno su ciascun furgone per fare un servizio fotografico alla vettura del cliente da lasciare a fine gara”.

– Oltre alle manifestazioni storiche so che hai anche corso personalmente

“Esatto, ho iniziato proprio da giovane, appena compiuti i 18 anni, correndo nel moderno. Ho fatto per tre anni il Trofeo Peugeot con un 106 Gruppo N prima 1.3 e poi 1.6 vincendo due anni il campionato, poi sono passato alla Clio Williams Gruppo A ufficiale di Munaretto grazie alla quale vinsi altre gare, e quando entrai a pieno nel mondo delle classiche cominciai a correre con le storiche al volante di una Porsche 3.0 RS Gruppo 4 togliendomi lo sfizio di vincere due volte il Mille Miglia, un’Isola d’Elba e due volte il Cremona. Ad un certo punto però giunsi a un bivio dove scegliere se continuare a divertirmi o buttarmi nel lavoro, così decisi di mettere tutto il mio impegno nella Noci MC, anche perché ora come ora se dovessi farmi male a causa delle corse sarebbe un bel problema. Ho una squadra fantastica qui in officina e dico sempre che senza di loro io non riuscirei a fare nulla e la Noci Motor Classic non esisterebbe, ma purtroppo il cliente quando chiama in sede vuole parlare come me, quindi anche assentarmi per qualche giorno diventa complicato nonostante abbia il capo officina alla quale affidare i lavori”.

– Mi accennavi a dei progetti in cantiere, quali sono i tuoi propositi futuri?

“Abbiamo un progetto a lungo termine che inizieremo a fare quest’anno. Accanto alla sede dell’officina vogliamo costruire un capannone su due piani di 2000 mq il cui primo piano verrà dedicato al rimessaggio delle vetture così da avere più spazio in officina ma anche per tenere al sicuro le auto dei clienti: invece di costruire una rampa infatti utilizzeremo esclusivamente due montacarichi per raggiungere il piano superiore. Al piano terra invece vi sarà la sede della Shadow, un team americano che correva negli anni ’70 in Formula 1. Un mio cliente ha acquistato il marchio, lo ha depositato qua da noi (facendo della Noci MC anche la sede legale, n.d.r.) e utilizzando questo nome ha deciso di farci realizzare delle vetture molto particolari: abbiamo preso una Dodge Charger moderna e l’abbiamo completamente scansionata insieme a Dallara, e l’idea sarà quella di rifare tutta la carrozzeria e i profili completamente in carbonio, verniciarla in nero opaco, rifare gli interni e sovralimentare il 6.2 litri V8 con due turbine elettriche per raggiungere gli 850 cavalli. Faremo otto esemplari ufficiali di queste Charger Shadow da Marzo, e successivamente renderemo disponibile un kit montabile da qualunque carrozziere. Il progetto è nato per celebrare il 50° anniversario Shadow che ricorre quest’anno, ma in futuro cercheremo anche di lavorare sui vecchi motori di Formula 1 e sulle vetture Can-Am dell’epoca. Compreso nel progetto a lungo termine c’è anche in programma la realizzazione di un nostro circuito privato di un chilometro e mezzo dove provare le vetture così da verificare messa a punto, eventuali altri lavori da svolgere o semplici verifiche senza sporcare le auto o rischiare di incappare in asfalto rovinato o – peggio – in qualsiasi tipo di incidente”.

– Quali sono alcuni dei restauri più interessanti e soddisfacenti che hai affrontato ultimamente o marchi con la quale ti piace lavorare in particolare?

“Devo dire che lavorare sui grandi marchi come Ferrari, Lamborghini o Maserati è sempre affascinante, anche se a livello di ciclistica e meccanica c’è sempre da tribolare visto che all’epoca non erano evoluti come si potrebbe pensare. Una soddisfazione davvero grande però l’abbiamo avuta con la Ferrari 375 barchetta di un nostro cliente: la macchina era stata portata da un importante restauratore per dei lavori ordinari, ma quando ci hanno chiamati l’auto – senza dir nulla al cliente – era stata smontata e messa a scocca nuda. Pochi mesi dopo ci sarebbe stata la Mille Miglia alla quale il nostro cliente voleva assolutamente partecipare così ci ha chiesto di riassemblare l’auto, ma dall’altra officina è arrivato tutto riversato nelle scatole, comprese le viti; motore e cambio erano interi ma tutto il resto abbiamo dovuto montarlo da soli da zero. Finito il lavoro la 375 è riuscita ad andare e tornare da Roma senza il minimo problema, e quello è stato davvero di appagamento per me e i miei ragazzi. Un altro bel restauro è stato quello della Cisitalia 202 SMM Nuvolari per il Museo dell’Automobile di Torino; abbiamo restaurato ogni componente ad inizio 2019 e ad oggi la Cisitalia ha fatto la Mille Miglia e altre sette o otto gare importanti”.

 

Pietro Noci – e ve ne accorgete specialmente di persona – è fatto così, orgoglioso dei traguardi che è riuscito a raggiungere ma spontaneamente modesto, quasi timido nel parlarvi di quello che ha costruito con il suo nome sopra. Vi sono poche officine in Italia con un livello tale di organizzazione, di ordine, e con vetture così pregiate e lavori ben eseguiti, eppure non vi viene fatto pesare nulla, al contrario venite accolti amichevolmente per due chiacchere fra persone che condividono la stessa grande passione.

Un grazie a Pietro per avermi fatto visitare la sua affascinante officina 

di Tommaso Ferrari